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Figura femminile in decomposizione o Vanitas

Scuola Meridionale,
Donazione in ricordo di Ernesto Cilento di Grazia Maria De Ianni, membro attivo dell’Associazione Amici di Capodimonte

ultimo quarto del XVII secolo-inizi del XVIII secolo,
cera su basamento ligneo originale,
25 x 33 x 18 cm, inv. OA 9011

Nell’ambito della politica di mecenatismo che da anni promuove l’Associazione Amici di Capodimonte, recentemente le collezioni del Museo di Capodimonte sono state arricchite con l’acquisizione della scultura in cera Figura femminile in decomposizione, o Vanitas, mezzobusto di donna modellato con accurata ricerca anatomica e profonda partecipazione emotiva, il cui volto, un tempo bellissimo, è segnato dalla morte inesorabile.

La splendida scultura poggia su una base lignea rivestita di cera nera, ad effetto di ebano. La Vanitas, già esposta a Napoli nella mostra Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli (2009), proviene da una collezione privata palermitana e può essere datata tra l’ultimo quarto del XVII e gli inizi del XVIII secolo, collocata nell’ambito della scuola di ceroplastica siciliana e napoletana, e riferita a un artista vicino ai modi del siracusano Gaetano Giulio Zumbo (1656-1701).

La Vanitas, si aggiunge all’esiguo numero di ceroplastiche già presenti nelle collezioni di Capodimonte, composto da una piccola serie di scenette di genere di Francesco Pieri (1698-1773), artista fiorentino che Carlo di Borbone fece venire a Napoli nel 1737, e da due preziose cere policrome di collezione Farnese raffiguranti, rispettivamente, un’Anima dannata e un’Anima che spera, riferibili al medesimo ambito artistico e agli stessi anni della Vanitas.

 

Splendido e inquietante memento mori della tradizione barocca, l’opera riprende un soggetto particolarmente comune a partire dagli inizi del Seicento, secolo caratterizzato dalla terribile peste che falcidiò buona parte della popolazione in Europa, in particolare a seguito delle epidemie del 1630 e 1656.

La morte, il dolore, costantemente presenti nella vita quotidiana dell’epoca, diventano temi privilegiati nell’immaginario degli artisti. Le opere riflettono il clima della Controriforma che esalta la morte, il martirio, il sacrificio, tanto che si può parlare di una certa “estetica del cadavere”, terrorizzante e commovente insieme, che caratterizza la religiosità barocca dei paesi cattolici.

Alla diffusione di questo immaginario contribuirono inoltre la guerra dei Trent’anni e il dilagare in tutta Europa di terribili epidemie, oltre che i coevi studi di anatomia e il progresso delle scienze mediche.

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