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L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… la Fontana del Belvedere nel Real Bosco

Una festa per la città, un intervento che tutto il quartiere attendeva da anni, sono le parole del Direttore Sylvain Bellenger, partecipe della gioia per una giornata storica per Capodimonte che ha visto la Fontana del Belvedere finalmente restaurata.

Per la rubrica L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… Rossella Napoli, giovane studiosa napoletana, ci presenta le preziose ricerche condotte sulla Fontana del Belvedere per l’intervento di restauro terminato lo scorso anno.

Ora che finalmente il Real Bosco ha riaperto al pubblico grazie all’instancabile lavoro di messa in sicurezza, con nuove modalità di fruizione per le misure nazionali di prevenzione rischio contagio da Covid-19, vi invitiamo ad approfondire la storia di un’opera simbolo per la città di Napoli.

 

Dopo un accurato e laborioso intervento di restauro presentato nel maggio 2019, la Fontana del Belvedere è tornata a zampillare, diventando un polo di attrazione di grande impatto estetico e scenografico.

 

Fontana del Belvedere prima del restauro

 

Fontana del Belvedere dopo il restauro

 

La Fontana del Belvedere si trova all’interno del Parco di Capodimonte, sul lato sud-est della reggia, nella parte denominata del Belvedere, da dove è possibile ammirare un magnifico ed esteso panorama che abbraccia il colle di S. Martino e il golfo fino a Punta Campanella e Capri.

 

 

È costituita da una vasca circolare in mezzo alla quale si eleva un gruppo marmoreo formato da due figure allegoriche – una maschile e l’altra femminile – e due delfini dalle sembianze grottesche, con fauci spalancate e code intrecciate, addossati a uno scoglio di pietra lavica.

 

Arricchite con erbe acquatiche, festoni di frutta, fiori e animali, le figure allegoriche, da cui partono getti d’acqua, sorreggono una conchiglia sulla quale si erge una pigna che fa zampillare l’acqua proveniente dall’acquedotto del Serino, ultimato nel 1885.

 

Gruppo marmoreo della Fontana del Belvedere

 

Figura maschile

 

Figura femminile

 

Particolare del delfino

 

Nel suo assetto attuale, la fontana risale al 1882, anno in cui re Umberto I di Savoia promosse la sistemazione dell’area del Belvedere, su cui affacciava, al primo piano della reggia, l’appartamento della regina Margherita.

 

In un primo momento, il direttore della Real Casa Savoia a Napoli, Annibale Sacco, aveva programmato la realizzazione di un’opera “di sana pianta” da affidare a qualche valente scultore, ma il preventivo di spesa era troppo alto e l’esecuzione del progetto fu abbandonata.

 

 

Giacomo Di Chirico, Ritratto di Annibale Sacco

 

Nel giugno del 1885, il direttore inviò al Ministero della Real Casa, un secondo progetto, già approvato qualche anno prima dalla Direzione Tecnica, che consisteva nel costruire la fontana utilizzando il gruppo marmoreo appartenente a una vasca situata presso la Real Fruttiera del Giardino Torre (all’estremità nord-est del parco) e il bordo in marmo che circondava un’altra fontana posta in prossimità della Vaccheria.

 

Si tratta quindi di marmi settecenteschi, opera di scultori impegnati nella decorazione delle residenze reali borboniche: in particolare, il gruppo scultoreo è documentato nel 1760.

 

Ciò rende plausibile l’attribuzione proposta per motivi storico-artistici da Benjamin Burguete allo scultore di origine fiamminga, Giuseppe Canart (1713-1791), attivo presso la corte borbonica, autore tra l’altro della Fontana di Flora o delle Sirene (1762-1767) per il Giardino Grande della Reggia di Portici.

 

Giuseppe Canart, Fontana di Flora (o delle Sirene), 1762-1767, Reggia di Portici

 

Ottenuta l’autorizzazione dal Ministero, e il plauso del re Umberto I e della regina Margherita che durante una loro visita a Capodimonte si erano soffermati ad ammirare la fontana della Torre, il Sacco affidò i lavori al marmoraro napoletano Antonio Belliazzi, probabilmente legato da vincoli di parentela al più noto scultore e marmoraro Filippo Belliazzi.

 

Antonio Belliazzi era titolare di un “opificio di architettura in marmo”, ubicato a Napoli, in Piazza Cavour 41, come si evince dai due contratti di appalto redatti il 25 giugno 1885 e conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli.

 

Il suo nome è citato anche nell’Annuario d’Italia, nel volume del 1894, dove è indicato tra i marmisti attivi a Napoli in quel periodo.

 

I lavori del trasferimento del gruppo scultoreo iniziarono nel luglio del 1885 “per approfittare del collocamento della tubolatura” [da intendersi gli impianti di approvvigionamento d’acqua della reggia], da parte della Società Veneta per imprese e costruzioni pubbliche incaricata della realizzazione del nuovo Acquedotto di Napoli, nell’ambito delle opere di Risanamento.

 

La notizia dell’inizio dei lavori fu annunciata ai napoletani, in modo trionfalistico e con dovizia di particolari, dal giornale «Il Pungolo» (23-24 giugno 1885), mentre la conclusione risale al mese di gennaio del 1886.

 

“Un’altra opera d’arte interessante, e può dirsi monumentale, adornerà fra pochi mesi il bellissimo giardino della R. Villa di Capodimonte, e renderà vieppiù piacevole quel sito, il quale per la sua vicinanza a Napoli torna già tanto gradevolmente utile a questa cittadinanza”

(Il Pungolo, 23-24 giugno 1885)

 

Per il pagamento dei lavori, la Real Casa offrì al Belliazzi la somma di lire 10.000 per smontare il gruppo scultoreo dal Giardino Torre e trasportarlo e collocarlo nella sede attuale, insieme al bordo in marmo che circondava la vasca posta in prossimità della Vaccheria.

 

Il contratto stipulato tra il Belliazzi e Annibale Sacco prevedeva anche la completa ed esatta ripulitura di tutti i marmi, nonché l’esecuzione di tutti i restauri necessari.

 

Ed. Alinari, Napoli – Reggia di Capodimonte, Fontana nel giardino, ca 1890

 

Un’ulteriore somma pari a lire 5000 venne offerta al Belliazzi dalla Società Veneta del Serino per eseguire il lavoro delle fondamenta della fontana, a perfetta regola d’arte, secondo uno specifico computo metrico che è stato conservato.

 

Le ricerche condotte finora sulla Fontana del Belvedere segnano l’inizio di un’attività di studio e ricerca mirata alla conoscenza di tutte altre fontane esistenti nel Parco di Capodimonte e del sistema idraulico dei siti reali borbonici (e poi anche in epoca Savoia), che nell’impianto del verde prevedeva innanzitutto il convogliamento delle acque d’irrigazione e anche il loro utilizzo in armoniose fontane d’arredo: a Portici come a Caserta, San Leucio e nella Favorita di Resina.

 

Fonti documentarie:

  • Archivio di Stato di Napoli, Casa Reale Amministrativa, III Inventario, serie Amministrazione della Real Casa nelle province napoletane, fascio 993.
  • Archivio di Stato di Napoli, Casa Reale Amministrativa, III Inventario, serie Amministrazione dei Siti Reali, fascio 468.

 

Bibliografia:

  • Il Pungolo, Napoli, 23-24 giugno 1885; L. Gasparini, Antiche fontane di Napoli, Società Editrice Napoletana, Napoli 1979, pp. 94-95, ill. n. 82;
  • A. De Rose, Le fontane di Napoli, Roma 1994, pp. 36-37; S. Barletta, Primo itinerario, in Il Real Bosco di Capodimonte, Roma 1998, p. 32​;
  • M. L. Margiotta, V. Campolo, E. Ferranti, Bosco di Capodimonte, in Parchi e giardini di Napoli, Napoli 1999, pp. 77-88.

 

Scopri di più sul restauro della Fontana

Leggi il racconto dell’inaugurazione

 

 

 

Immagine di copertina di Paolo Colucci

 

 

Il testo di Rossella Napoli è inserito nell’iniziativa “L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta”

 

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