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Il quadretto, di provenienza farnesiana, raffigura la scena familiare dell’Adorazione del Bambino. Grazie al formato raccolto del dipinto, Michelangelo Anselmi riesce a dare una dimensione intima a questa scena sacra che rappresenta la fine di un mondo ormai passato, simboleggiato dalla rovina di una colonna greca e l’avvento di un mondo nuovo, iniziato con la nascita del Bambino Gesù. Il paesaggio urbano rappresentato sullo fondo è legato a una scelta compositiva ereditata dal Quattrocento e finalizzata a dimostrare l’attualità di questo evento. Databile al primo quarto del Cinquecento, questa Adorazione è anche la testimonianza delle influenze esercitate sull’opera di Michelangelo Anselmi da parte dei pittori coevi, una volta che l’artista si stabilì a Parma, intorno al 1520, dopo il suo soggiorno a Siena. Nell’impostazione compositiva, nell’uso della luce che sembra sfiorare i personaggi animandoli e soprattutto, nel nuvolone dorato con immerse le teste degli angioletti, sono evidenti le influenze della pittura di Correggio. La fattura nervosa delle figure, come si evince da quella del San Giuseppe, è tipica del periodo della maturità dell’Anselmi, il quale apprese pienamente i risvolti della pittura parmense e le soluzioni del Parmigianino. Per citare un esempio, il gruppo di angeli che mostra i simboli della Passione al fanciullo addormentato, secondo un’iconografia di anticipazione della Passione, la quale è capace di accentuare il carattere mistico dell’opera, è di sapore parmigianinesco.

Il dipinto presenta sollevamenti e piccole cadute di colore e alcuni ritocchi alterati. Si prevede il consolidamento degli strati pittorici e una pulitura per rimuovere lo sporco superficiale e le integrazioni alterate. Le lacune saranno stuccate con gesso e colla e integrate con colori a vernice, sarà quindi applicata una verniciatura protettiva.

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